Dalle poesie dipinte alle metamorfosi di natura: un percorso dell’anima
La galleria d’arte Giudecca 795, in fondamenta S. Biagio, ospita dal 10 novembre la mostra personale dell’artista di origine tedesca Gerold Meister (Cadaf). Visitando le due sale, colpisce innanzitutto la qualità pittorica dei dipinti sia su tela che su legno, eseguiti con tecnica a olio, a volte mista ad altre tecniche; certamente non è pittura tradizionale quella di Cadaf, ma è innegabile che il messaggio più immediato che l’artista comunica al visitatore, forse in modo inconsapevole, è che ha dipinto! “Pittura pura” – chiama Cadaf questi suoi lavori realizzati fra il 2006 e il 2007.
Gerold Rainer Meister (CADAF) è pittore, scultore e decoratore; è nato a Westerstede, una cittadina della Germania del Nord. Nella sua formazione c’è innanzitutto Max Ernst, al quale egli si avvicina stimolato dalle ricerche tecniche e dalla intensa suggestione poetica che esprimono i dipinti del grande artista tedesco; Cadaf è affascinato anche dalla “scrittura automatica” di Max e, poiché egli scrive poesie che vuole tenere nascoste, inventa già dal 1977 un alfabeto immaginario di segni fittissimi, la scrittura di uccelli e successivamente quella astratta, con la quale “dipinge le sue poesie” o quelle di altri poeti creando opere di pittura che coinvolgono lo spettatore anche per l’uso raffinato del colore, a volte brillante a volte tenue e delicato.
Nel 1980 Cadaf si stabilisce a Venezia dove approfondisce la sua ricerca espressiva avvicinandosi al movimento degli Spazialisti, in particolare al pittore Tancredi. In Italia, il suo lavoro viene definito dalla critica “arte poetica” e comincia a essere apprezzato, ma l’artista si sposta ancora e va a vivere a Parigi dove sviluppa, parallelamente alle sue poesie dipinte, una personale ricerca verso la scultura, elaborando con una serie di disegni e dipinti i cosiddetti “Spiriti” o “Angeli”: realizzerà anche alcune sculture dal 1985, una volta tornato a Venezia, assemblando ossi, legni e gesso.
Nel 1991 Cadaf partecipa alla quarta edizione del Premio di Murano, eseguendo un disegno per la realizzazione di una scultura in vetro, il Pesceuomo, per il quale ottiene il primo premio insieme al maestro vetraio Vittorino Zane.
Dal 1993 al 1997 espone, in alcune mostre personali a Milano e a Venezia, nuovi dipinti nati dal suo mondo interiore onirico e poetico.
Dopo la lunga pausa, Cadaf scopre un’energia creativa che sembra spingerlo verso un percorso diverso anche se recupera, in questa nuova fase, una fonte cui egli stesso si è ispirato fin dall’inizio della sua attività, ma che ha tenuto ben occultata, anche nel nome d’arte: Cadaf deriva infatti dalle iniziali del nome dell’artista più importante del Romanticismo tedesco: Caspar David Friedrich. Ed è proprio alla poetica di questo solitario e intellettuale pittore romantico e ai suoi “sublimi paesaggi dell’io” sembrano avvicinarsi le intense immagini di natura che Cadaf ha proposto in questa mostra. Definito dalla critica un astrattista ante litteram, Friedrich trasformava l’opera pittorica in una superficie sulla quale far riflettere la propria sensibilità e il suo mondo intimo: “l’arte mi serve per comunicare con la natura” – egli confessava – devo concedermi totalmente a ciò che mi circonda, unirmi alle mie nuvole e alle rocce, per riuscire ad essere quello che sono”. Soprattutto attraverso lo studio delle nuvole il pittore romantico tentava di afferrare l’inafferrabile, creando visioni sublimi di spazi infiniti, dilatati oltre i margini della tela, che lasciarono interdetti i suoi contemporanei ma che, guarda caso, segnarono molto le opere surrealiste di Max Ernst e di Magritte.
L’incontro fra l’uomo e la natura è anche il tema degli ultimi lavori di Cadaf: piccoli dipinti su legno, quasi icone moderne di meditazione e oli su tela, di medie e grandi dimensioni, raffigurano “scenari naturali” sempre diversi che raccontano le emozioni e le sensazioni che un rapporto profondo con la natura può stimolare in colui che vi si avvicina in stato di bisogno ma con amore. Per l’approfondimento di questo tema, Cadaf ha scelto soprattutto la foresta, luogo a lui familiare a causa delle sue origini nordiche. La foresta, costituita da migliaia di alberi, che sono simbolo della linfa vitale dell’universo e della capacità rigenerativa della natura, è il luogo sacro per eccellenza ma è da sempre considerata, in letteratura come nell’arte figurativa, l’immagine simbolica delle più profonde paure dell’inconscio, legate alla paura dell’ignoto. La conoscenza di sé arriva così lentamente attraverso un viaggio, un percorso solitario nel quale la sensibilità dell’artista affonda in paesaggi naturali, di cui però modifica l’aspetto fino a eliminarne la spazialità troppo naturalistica per ricreare, attraverso la scrittura che si integra e si sovrappone ad alberi, cieli di nuvole e fiumi, immagini di vita interiore.
Gloria Tranquilli