Francesco Sabbatucci (Camerino, 1960) raggiunge i primi importanti traguardi nella vita di ogni artista quando è ancora studente dell'Accademia di Belle Arti di Viterbo (prima mostra personale nel 1979, e nel 1983 primo riconoscimento come pittore - Premio Biennale Marsili Feliciangeli).
Completa la formazione accademica a Venezia, studiando allo stesso tempo con il pittore americano William Congdon: un incontro segnante per il suo fare artistico successivo. Ed è proprio Congdon l'argomento della sua tesi di diploma.
Numerose le sue partecipazioni a mostre collettive; nel 1990 è tra i fondatori dell'associazione padovana "diSegno" e prende parte a diversi progetti anche in collaborazione con l'UCAI. Nel 1995 viene invitato a partecipare alla Biennale di Venezia nell'ambito del progetto "Memorie e attese" esposto a Villa Pisani di Stra.
Dal 1992 però per pragmatismo, per diversi anni, la principale attività professionale diventa la cucina: da lì in avanti la pittura entra ed esce dal cassetto dei sogni, fino alla ripresa prioritaria nel 2019 anche su invito della galleria Giudecca 795 di Venezia, dove espone in occasione della 58a Biennale Arte.
Con la nuova mostra alla 795, Sabbatucci riprende alcuni temi lasciati in sospeso. L’artista torna alla pittura con intensità, in un impatto folgorante con il luogo del cuore: Venezia. Con la città egli si confronta, meravigliato come se fosse la prima volta, proponendoci la sua inedita visione architettonico-cromatica, in un linguaggio teatrale dei volumi e dello spazio tridimensionale, che sfonda la quarta parete del quadro.
In esposizione, opere che gravitano intorno ad una costruzione verticale che riflette la crescita interiore di Sabbatucci, e ne assimila l’intima esperienza vissuta, partorendola in una nuova maturità artistica.